Dopo 47 anni di attività va in pensione l'orologiaio Paolo Squarzoni

Dopo 47 anni di onorata attività, Paolo Squarzoni andrà in pensione chiudendo il suo negozio di orologiaio in via Padiglioni. 

Data:

29/04/2025

“L’attività cesserà il 30-04-2025”, c’è scritto a mano con un pennarello nero su un pezzo di cartone appoggiato su un bell’orologio da tavolo. Dopo 47 anni di onorata attività, Paolo Squarzoni andrà in pensione chiudendo il suo negozio di orologiaio in via Padiglioni. 


All’inizio di corso Ercole I d’Este venendo dal centro, una piccola porticina con su scritto “Riparazioni orologi” fa entrare in un mondo d’altri tempi, fatto di esperienza sedimentata e ricordi. Lì, per decenni, Squarzoni ha riparato ingranaggi, cercato soluzioni e “sistemato il tempo”.


Ora, all’età di 70 anni, con una piccola festa che ha radunato amici e parenti, ha voluto festeggiare questo traguardo di vita, alla presenza del sindaco Alan Fabbri, che salutato l’artigiano con una onorificenza da parte del Comune di Ferrara, un disegno dell’illustratore Alberto Lunghini.


“Paolo Squarzoni rappresenta appieno il tessuto imprenditoriale di queste terre. Grazie a una bella dose di ingegno, al tanto impegno e all’amore per il proprio mestiere ha dato vita a un’attività che, negli anni, si è distinta per competenza e affidabilità, tanto da essere insignito del titolo di Maestro orologiaio. Ora va in pensione, ma la sua professionalità rimane da esempio per i giovani artigiani e imprenditori che si affacciano nel mondo del lavoro, probabilmente in altri settori più contemporanei e nuovi mestieri”, ha detto il sindaco Alan Fabbri.


In effetti, molto è cambiato da quando, poco più che ventenne, Paolo Squarzoni, originario di Marrara, aveva aperto la sua attività: al polso si indossano più orologi smart che ingranaggi, lo scandire delle ore compare su pc e sistemi digitali, si può chiedere direttamente all’intelligenza artificiale “che ora è?”. 


“Ho iniziato in Fiat dove mi occupavo dei trattori, ma ho resistito solo qualche mese. Quando ho aperto il mio laboratorio per riparare orologi, Otello Droghetti, mio dirimpettaio, mi venne a salutare e mi disse: “Ricordati che se sai fare e sei onesto lavorerai sempre”. Fu un consiglio che non ho mai dimenticato. Ringrazio le mie mani, le dita che mi han sempre seguito e soprattutto la testa che serve per fare questo mestiere”, ha detto oggi l’orologiaio che domani chiude per sempre la sua attività, non senza emozione.


Lui stesso aveva imparato da Giancarlo Giberti, che aveva un negozio a Voghiera. Per un po’ è rimasto con lui, poi aprì il suo negozio a pochi passi dal Castello di Ferrara. 


“Una vita in mezzo al tutto e al nulla”, come dice lui, seduto nella sua scrivania dove ci sono ancora tutti gli arnesi del mestiere, il tornio, pezzi di ingranaggi, orologi ovunque, un mobile in cui sono custoditi veri e propri cimeli, come un orologio da casino degli anni Quaranta: “Qui - spiega Paolo Squarzoni  - si inserivano le monete e l’orologio partiva. Quando si interrompeva, era finito il tempo”.


Poi ricorda l’orologio più importante mai riparato: “Un Patek Philippe a ripetizione con suoneria e cronometro del 1880 circa. Fu comprato nel ‘95 all’asta a 450 milioni di lire. Mi veniva la febbre ogni volta che ci mettevo mano”.


Il tempo è denaro, e c’è chi, per una vita, ha riparato i meccanismi con cui si conta il tempo. Cosa mancherà di più? “La dedizione”, risponde sicuro. “Con gli orologi bisogna sempre metterci la testa. Spesso non basta smontarlo e pulirlo, serve della tecnica e questa si impara solo sul bancone del lavoro. Risolvevo il problema di notte, mentre dormivo. Mi svegliavo e venivo qui, in negozio, prima che facesse luce e mi mettevo a testa china finché l’orologio non era aggiustato”. Tra le soddisfazioni c’è anche aver lasciato questo patrimonio di conoscenze a un giovane ragazzo, che poi ha aperto un suo negozio a Rovigo.

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Data pubblicazione

30/04/2025

Aggiornamento

30/04/2025 08:26