Presentazione di Portia Prebys (del XII/2024)

Da Una Bibliografia alla Creazione del Centro Studi Bassaniani di Ferrara di Portia Prebys, Curatore

Nel 2010, ho pubblicato una bibliografia in due volumi in cofanetto su Giorgio Bassani, frutto di più di quarantacinque anni di ricerche, sia sulle opere dell’Autore sia sulla memoria critica1.

Il primo volume raccoglie le opere. Tenendo fede alla decisione di limitarmi alle opere volute e curate personalmente da Giorgio Bassani, si ferma al 13 aprile 2000, data della sua morte, eccetto per alcuni scritti inediti, chiaramente di sua mano, pubblicati successivamente. Si presentano gli scritti distribuiti per categorie: Poesia, Narrativa, Saggistica, Traduzioni, Italia Nostra, Interviste e Varie. Tale suddivisione è stata dettata dalla necessità di distinguere gli ambiti di produzione bassaniana e illustrarne i molteplici risultati. Ogni voce è contraddistinta da una sigla alfanumerica che ne sintetizza la categoria di appartenenza e la progressione cronologica.

Il lettore rimarrà colpito dalla varietà e dalla quantità di scritti in alcuni anni, assai diversi tra loro, seppur complementari nel perseguire una linea d’intenti umanistico-sociali. Lo sviluppo creativo e intellettuale di Bassani si dipana negli anni con evidente versatilità e complessità, seguendo un andamento che accompagna e rispecchia la sua vita vissuta, in un rilevante sforzo che non è solo letterario, ma di impegno civile. Il numero delle voci individuali presenti supera le ottocento.

Nell’elencare le molteplici versioni di alcuni scritti – discorsi pubblici, poesie, saggi, storie e romanzi – non sono state indicate varianti di alcun genere, in quanto Bassani ha continuamente scelto di cambiare, in vari modi, ogni suo scritto attraverso la storia delle sue pubblicazioni, sia in prosa sia in versi. Sarebbe stato arduo e infruttuoso – oltre ad essere in contrasto con la poetica di Bassani – ricercare ed esprimere non le singole occasioni di riscrittura, ma un’attitudine connaturata al ripensamento e sviluppo delle proprie opere. Nel tentativo di rispettare la storia testuale delle pubblicazioni senza irriverenti ambizioni filologiche, la storia di ogni singolo pezzo è tracciata seguendone le pubblicazioni in ordine cronologico. Lo scopo della tracciabilità non è la critica testuale, l’indagine o l’interpretazione degli scritti in questione, ma, unicamente l’opportunità di osservarne il tragitto compiuto negli anni.

Il secondo volume presenta le voci bibliografiche della critica che riguarda l’opera di Bassani e la sua vita: la memoria critica a partire dal 1935, in diciotto lingue. Le voci si presentano per anno, in ordine cronologico, ognuna siglata per identificare la categoria e lingua di appartenenza. I riferimenti sono stati raccolti da libri, da riviste letterarie e da giornali che diffondevano le notizie sulle pubblicazioni bassaniane, in prosa e in rima, man mano che queste venivano stampate in Italia e all’estero. I comunicati riportavano, anche, le notizie sui premi letterari e sulle onorificenze, sull’editoria, su Botteghe Oscure, sul Partito d’Azione, sul Partito Repubblicano, sulla RAI, sulle battaglie e le vittorie di Italia Nostra, sul rapporto del cinema con le sue opere, e, infine, sulla vita mondana e privata, a Ferrara, all’estero, e, principalmente, a Roma.

Il volume offre un’ampia copertura delle molteplici sfaccettature delle epoche della vita dell’Autore, da molti punti di vista, espressi da personaggi noti e meno noti, da specialisti in materia, da studenti, da giornalisti famosi e da semplici cittadini. Questi riferimenti oggi ci forniscono importanti indizi di studio. Il lettore attento potrà ripercorrere le pagine delle epoche della vita di Giorgio Bassani, compiendo un’analisi dettagliata, e una lettura critica, per conoscere meglio l’uomo, la sua opera, le sue passioni, e quanto ha lasciato ai posteri.

La data ultima di riferimento per la raccolta è il 13 giugno 2010, specificatamente per i quotidiani, a causa delle pubblicazioni inerenti al decimo anniversario della morte di Bassani. In seguito, nella versione elettronica, ho aggiornato questa critica con i principali interventi riguardanti l’Autore, nei vari campi di interesse. Il numero delle voci presenti supera le settemilacinquecento. La donazione inizia nel 2014 e il nuovo Centro Studi Bassaniani da me fondato assieme al Co-Curatore, Gianni Venturi, apre al pubblico, il 4 marzo 2016 (a cento anni dalla nascita di Bassani), nel centro storico di Ferrara, al piano terra di Casa Minerbi-Dal Sale, nelle sale di pertinenza dell’attuale Ministero della Cultura (allora Ministero dei Beni Culturali), in Via Giuoco del Pallone, 15-17. Siamo alle spalle della famosa Biblioteca Ariostea, in Via delle Scienze, 17, una zona di Ferrara urbanizzata a partire dal X secolo. La famiglia Minerbi compare nella città già nel 12052. Questo vasto complesso edilizio di origine medioevale era di proprietà Minerbi dal XIX secolo, e del Comune di Ferrara dal 1995. Malgrado i terribili terremoti in Emilia-Romagna del maggio del 2012, questo meraviglioso gioiello è pronto ad ospitare enti multiculturali cittadini dopo diversi anni di lavori di restauro conservativo e consolidamento. A novembre 2017, si annuncia il trasferimento del Centro nell’attuale sede, di pertinenza comunale; il 9 aprile 2018 apre la nuova sede.

Grande amico ferrarese di lunga data di Bassani e la sua famiglia (Giorgio gli ha dedicato L’airone nel 1968), Giuseppe Minerbi, Beppe per gli amici, in seguito a divisione ereditaria, viene in possesso di una parte dell’edificio dove i piani terra erano adibiti, per lo più, a magazzini e non erano collegati al piano superiore abitabile3.

Nel 1957, Minerbi invita l’architetto amico milanese Piero Bottoni ad effettuare un restauro di quanto rimaneva dell’assetto tre-quattrocentesco per creare degli spazi nuovi per affrontare le aggiunte funzionalmente e compositamente necessarie per una dimora stabile, con un linguaggio riconoscibile e contemporaneo4.

Questa casa, di una tipologia tardo-medioevale, su due piani, a corte chiusa, con loggiato e retrostante orto-giardino, si collega con un salone al primo piano del fabbricato trecentesco adiacente, di grande importanza per gli affreschi e le decorazioni ivi conservate, la cui particolare tipologia edilizia sembra compatibile con una funzione pubblica dell’epoca. Il grande ambiente, noto come “Sala dei Vizi e delle Virtù”, con rari affreschi datati al 1370, è attribuito ad un seguace di Giotto, identificato da Carlo Ludovico Ragghianti come “Maestro di Casa Minerbi”5.

Gli altri ambienti di questo singolare edificio, uno dei quali è l‘eccezionale e ben conservata “Sala degli Stemmi”, confinante alla “Sala dei Vizi e delle Virtù”, sono diventati proprietà demaniale nel 1995. Si tratta, in fin dei conti, di un edificio storico importante da tutti i punti di vista che sarà messo a disposizione del pubblico dall’Amministrazione Comunale, in collaborazione con la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia Romagna6.

La parte che ospita il Centro Studi Bassaniani è situata al piano terra e accoglie i visitatori con un cortile d’ingresso il cui impianto è di origine quattrocentesca. Al centro del cortile si trova una vasca di epoca altomedievale, forse usata per abbeverare i cavalli. Si accede poi ad un secondo cortile, con una vera da pozzo del XVI secolo, per poi entrare al Centro che si snoda in cinque locali collegati tra loro: l’atrio, la cui vetrata dà sul secondo cortile, la sala che ospita il reference, la sala da pranzo, il salotto, l’archivio e la biblioteca. Il salotto è ricavato da un portico, chiuso con un’ampia vetrata che affaccia sul primo cortile interno. L’accesso all’archivio e alla biblioteca è riservato al personale di servizio, mentre gli altri locali sono accessibili al pubblico che può godere degli ambienti e degli oggetti di interesse culturale esposti in teche e vetrine.

Il principale scopo della mia donazione al Comune di Ferrara nel 2014 era di creare il Centro Studi Bassaniani per mettere a disposizione del pubblico tutto il materiale da me raccolto negli ultimi quarantacinque anni riguardante Giorgio Bassani e riportato nella bibliografia che ho descritto sopra: circa 7500 cartelle contenenti scritti su Bassani, in diciotto lingue, dal 1935 ad oggi; circa 1000 cartelle contenenti gli scritti di Bassani da varie fonti; circa 2000 foto catalogate riguardante Bassani; circa 1000 varie edizioni di opere di Bassani in italiano e altre lingue; e circa 5000 libri riguardanti la letteratura, la storia e l’arte del Novecento italiano.

Molto importanti sono i quaderni manoscritti da Bassani di alcune opere: Gli occhiali d’oro, L’airone, Epitaffio, In gran segreto, vari dattiloscritti e bozze corrette da Bassani. Inoltre, ci sono il dattiloscritto de Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, con correzioni di Bassani, e le bozze dell’Introduzione scritta da Bassani con correzioni per la prima edizione da lui pubblicato nel 1958 per Giangiacomo Feltrinelli Editore. Inoltre, ho desiderato far conoscere l’Autore ferrarese da vicino, trasferendo al Centro Studi Bassaniani il salotto della nostra casa a Roma, in Lungotevere a Ripa, dove Bassani ha vissuto gli ultimi anni della sua vita – ci siamo conosciuti nel 1977 – nei minimi particolari, assieme ad altri oggetti che facevano parte della sua vita quotidiana. Questo appartamento condominiale in Trastevere gode di una vista panoramica immensa immersa nel verde lungo il Tevere con la sua isola, il Palatino di fronte con sotto la Basilica di S. Maria in Cosmedin, la Piazza Bocca della Verità con la sua fontana, il Tempio di Ercole Vincitore, il Circo Massimo, e l’Aventino. Un vero caleidoscopio romano di immagini brillanti e colorate, cangianti secondo la stagione, il tempo e l’ora della giornata.

Un vero borghese di altri tempi, estremamente fine, con buon gusto, distinto, delicato, ovviamente coltissimo, con una mente raffinatissima, Giorgio Bassani ha vissuto ogni singolo giorno dei suoi ultimi ventitré anni intensamente, pienamente come se fosse il suo ultimo giorno. Le doti di paradosso e intelligenza, cultura e sottigliezza non lo lasciavano mai, faceva tutto in maniera disciplinata, non perdeva mai il controllo, mai alzava la voce. Ogni risveglio era l’inizio di un’avventura nuova intellettuale e spirituale, un esercizio nel ricordare il passato ben documentato e pubblicizzato, nel comprendere l’odierno, ma catapultato avanti ad un domani pieno di promesse poetiche. La poesia, però, permeava anche il vivo presente quotidiano. Come tutto in Bassani, non esisteva il bianco distinto nettamente dal nero: il tutto era l’indefinito, senza un tracciato netto e preciso. Il senso profondo dell’amore, della vita e della morte nella sua opera si coglie in un istante, per poi svanire e trasformarsi nella lettura e nelle riflessioni successive. Profondo e cangiante al tempo stesso, mutevole ed eterno. Come diceva in un’intervista rilasciata in inglese a Delfina Rattazzi nel 1972: “Everything is always different and everything is always the same. The spirit never does the same act twice.”7 (“Tutto è sempre diverso, ma è sempre lo stesso. Lo spirito non si ripete mai due volte”8).

I fatti pratici della quotidianità annoiavano Bassani terribilmente: usciva per comprare al massimo un etto di caffè, i toscanelli, una saponetta profumata; andava in banca quando proprio fosse necessario. Chiedergli quanto costava un litro di latte, un chilo di pane o di mele, era fargli un torto terribile. Come svolgevano gli altri le loro giornate non lo riguardava minimamente, come non gli stavano a cuore le cose, gli oggetti, i cosiddetti beni materiali. (Mi sono sempre domandata se una persona costretta ad alzarsi una mattina qualsiasi, nell’autunno del 1943, ad uscire di casa di corsa lasciando tutta la propria esistenza dietro la porta a causa delle leggi razziali e il loro seguito, fosse immune al desiderio del possesso, degli averi.) Gli piacevano due o tre cravatte in particolare, due sciarpe di lana, qualche fotografia, un paio di pipe, il portatoscanelli in pelle scura. Badava, sì, al futuro dei propri scritti, definendo i desideri sempre con una volontà vivente, ferma, decisa, per un volume unico per Il romanzo di Ferrara, anche tascabile, con la sua agente letteraria. (Non condivideva l’idea del suo “romanzo” diviso in due e venduto in cofanetto9).

Ma, si fermava lì: vivere la sua giornata non comprendeva il consumismo moderno in alcuna maniera. Si svegliava la mattina alla vista dei diciassette fogli della grande mappa di Roma di Giambattista Nolli (1748) che occupava tutta la parete nella camera da letto. Subito, ancor prima di bere il caffè, si concentrava su un angolino di un foglio qualsiasi, e per quel giorno, si impossessava di quel luogo, vicinissimo o meno a casa. (Non aveva bisogno di occhiali per vedere o leggere, da vicino o da lontano, non portava mai gli occhiali da sole.) Prima di scendere dal letto, sistemava ben bene sul tavolino accanto, i tre volumi che teneva sempre sul letto per leggere durante la notte: la Divina Commedia10, la traduzione di Giovanna Bemporad dell’Eneide11, e Un coeur simple di Gustave Flaubert12.

Dopo un secondo caffè e un bicchiere di latte, qualche volta una banana, si vestiva e scendeva per andare a vedere da vicino quell’angolino di Roma, a piedi o in macchina. Magari, si fermava a leggere il Corriere, recapitato a casa dal portiere, in un bar nella zona presa di mira quel giorno. Chiacchierava con la gente attorno, facendo domande sulle usanze della zona, i negozi più convenienti, la piazza più vicina. Così Bassani partecipava alla vita romana, la quotidianità che sceglieva lui, che desiderava lui, il suo divertimento personalissimo, fonte, poi, dei pensieri e delle meditazioni della giornata. Questa era la sua ricerca della realtà, della verità immediata e innovativa.

Questo esercizio di vita si allargava a due o tre giorni della settimana, d’inverno come d’estate, andando fuori Roma per la giornata, verso sud o verso nord, alla ricerca della Natura che simboleggia in Italia la Storia e l’Arte, che apprezzava e amava: i borghi diroccati, i monumenti dimenticati, i castelli abbandonati, le spiagge deserte ci ricordano chi siamo malgrado il progresso moderno. A Delfina Rattazzi ha dichiarato, inoltre: “A country that destroys its own monuments cuts itself off from the past and loses its identity. And a country that treats its monuments with the same perfunctory care that is given the aging-because it wouldn’t look nice if we killed them - is not a civilized country.” [Un paese che distrugge i propri monumenti si taglia fuori dal passato e perde la sua identità. E un paese che tratta i monumenti con la stessa cura superficiale che dà agli anziani-perché non faremmo una bella figura se li amazzassimo - non è un paese civile”]13. Non si fermava mai nella sua eterna ricerca personalissima.

Tornando al Centro Studi Bassaniani, questa mappa di Nolli ne fa parte integrante, assieme ad altre acqueforti importanti che piacevano molto a Bassani e che lo ispiravano a investigare il lontano passato come la pianta di Villa Adriana a Tivoli di Giambattista Piranesi, la pianta di Roma Campo Marzio, la Colonna Traiana e la Colonna Antonino, imponenti opere alte più di tre metri. Condivideva la mia passione per le mappe antiche di Roma, e vedute di Piranesi che, per lui, significavano una passeggiata letteraria dove il flusso delle immagini, esenti da memorie letterarie specifiche, non sarà stato mai casuale. Viveva di queste ispirazioni e di queste idee, di quest’Arte. La sua persona era un ponte vivente fra passato e presente, ancorati nella sua mente, nella sua poesia, l’immortale leitmotif.

Immagini care a Bassani fanno parte del Centro: il suo ritratto dipinto da Carlo Levi nel 1953, altri ritratti di una nostra amica, Margaret McCann, ancora disegni a matita, ad olio e con carboncino e gessetti colorati rossi e bianchi per due ritratti e un doppio ritratto, un paesaggio umbro e una natura morta del nostro caro amico Richard Piccolo. Ci sono delle vedute ricamate incorniciate del Settecento di fattura probabilmente bolognese, molto Finzi-Contini. Un paio di sculture, una testa in mosaico, che lo divertivano e altri arredi a cui era affezionato.

Bassani amava la compagnia ai pasti, fuori all’aperto, al ristorante, oppure in casa, ed è per questo motivo che il Centro cerca di riprodurre l’ambiente in cui gli piaceva stare seduto a tavola per godere la vista e i suoi ospiti. Chiacchierava a casa a cena almeno due volte la settimana con il fratello, Paolo, con la moglie di Paolo, Valeria, con la sorella, Jenny, quando veniva a Roma da Firenze, con gli amici Attilio Bertolucci e la moglie Ninetta, Mario Soldati, Giulio Cattaneo e la moglie Cecilia. Parlava poco in compagnia, non perdeva il filo, colpiva sempre nel segno al momento giusto in una conversazione che aveva attentamente seguita. Amava recitare, canto dopo canto, dalla Divina Commedia, a memoria. (Sapeva recitare tutto Dante a memoria, da sempre). Un tavolo apparecchiato antico stile con argenti, porcellane e cristalli lo divertiva molto e lo esigeva ogni giorno. Questi riti erano importanti in casa. Bassani mangiava poco, tutto sempre in moderazione; prima di cena sorseggiava un ditino di whiskey, J & B, con ghiaccio, in un bicchiere largo “dove l’amico dell’uomo può navigare”; a cena, raramente gustava del vino, prendeva una birra Ceres bevendone la metà. Era molto goloso di dolci.

Giorgio Bassani non esternava mai i suoi giudizi sulle persone, non era una sua abitudine, mai diceva delle cattiverie, neanche in privato. Tutto al più, dopo aver conosciuto qualcuno che non era di suo gradimento, commentava al massimo: “Peccato non abbia fatto studi regolari”. Qualche volta, trovandosi a ricevimenti o incontri dove gli ammiratori si avvicinavano per salutarlo, parlando del più o del meno, un poco in imbarazzo per la sua figura, gli si chiedeva “Cosa sta scrivendo ora, Professore?” Giorgio che odiava esser intervistato, li guardava dritto negli occhi e domandava: “Se fosse qui presente oggi Dante, gli avrebbe chiesto cosa sta scrivendo?” Intendeva dire che aveva completato il suo capolavoro, il lavoro di una vita, Il romanzo di Ferrara, ed era ora di lasciarlo in pace.

BIBLIOGRAFIA

1 Prebys, Portia, La bibliografia delle opere di Giorgio Bassani, Edisai Edizioni, Ferrara, 2010, 2 volumi.

2 Mattaliano, Emanuele, “Nel centro storico di Ferrara, dal Trecento al razionale”, Casa Vogue, 155, settembre 1984, Condé Nast, Milano, pp. 299-305.

3 Ravenna, Paolo, “Casa Minerbi a Ferrara. Una lapide (ancora) non scritta”, Ferrara, Voci di Una Città. Rivista Semestrale di Cultura, Informazione e Attualità, 11, 20, giugno 2004, Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara, Ferrara, pp. 9-13.

4
Cavicchi, Costanza, “Il restauro di Casa Minerbi (1953-1961)”, Ferrara Storia: beni culturali e ambiente, I, 4, luglio-agosto-settembre 1996, Tecomproject Editore, Ferrara, 1996, pp. 69-71.

5
Ragghianti, Carlo Ludovico, Gli affreschi di Casa Minerbi a Ferrara, Ed. Ass. Casse di Risparmio Italiane, Milano, 1970.

6
Di Francesco, Carla, “Casa Minerbi-Del Sale a Ferrara. Prime osservazioni sull’architettura dopo l’acquisizione al demanio”, QdS: Quaderni di Soprintendenza, 2, Longo Editore, Ravenna, 1996, pp. 11-15, 101-106.

7
Rattazzi, Delphina, “Giorgio Bassani”, Inter View. Andy Warhol’s Film Magazine, 21, maggio 1972, Inter View Inc., New York, p. 24.

8
Traduzione dall’inglese a cura di Portia Prebys.

9
Bassani, Giorgio, Il romanzo di Ferrara, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1991, 2 volumi.

10
Alighieri, Dante, La divina commedia, UTET, Torino, 1962.

11
Bemporad, Giovanna, Dall’Eneide, Rusconi, Milano, 1983.

12
Flaubert, Gustave, Trois contes: Un coeur simple, La legende de Saint Julien l’Hospitalier, Herodias, Nelson, Paris, 1945.

13
Traduzione dall’inglese a cura di Portia Prebys